Segnali deboli di crisi
La crisi aziendale viene sentita all’interno dall’azienda in modo molto anticipato rispetto ai suoi stakeholder, ed è proprio quanto la crisi non si è ancora aggravata che, il corretto uso degli strumenti messi a disposizione dal nuovo diritto fallimentare (http://crisieaziende.wordpress.com/2011/06/28/panorama-degli-strumenti-giuridici-per-la-gestione-della-crisi/) , possono esercitare la loro massima efficacia.
Le cause delle crisi aziendali sono molteplici, ma si possono facilmente ricondurre a:
Crisi economica di settore o aziendale;
Crisi finanziaria – patrimoniale.
La crisi economica del settore dove l’azienda opera è distinguibile in due sotto categorie:
- crisi di un mercato obsoleto;
- crisi dovuta a contrazione della domanda che, si riposizione su nuovi, più bassi, livelli.
La crisi per obsolescenza di mercato è, naturalmente, la più grave. Ragioni evolutive dovute alla tecnologia o ai cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, pongono l’azienda in un mercato sempre più contratto. Ad esempio, tutte le aziende concentrate sul mercato delle tecnologie analogiche che non si sono evolute verso il digitale quali le produttrici di pellicole fotografiche, tubi catodici, etc. Laddove, management o proprietà aziendali, non hanno adottato strategie di turnaround, l’azienda è destinata a mantenere dei mercati di nicchia o alla sua chiusura.
Diverso è il caso di contrazione di un mercato che, invece, mantiene comunque un buon livello di fatturato. In questo caso, le strategie delle aziende, devono mirare alla diversificazione dei fatturati su mercati complementari o, alla riduzione dei propri costi ed investimenti al fine di rispondere a prevedibili, stabili, riduzioni di fatturato.
La crisi economica dell’azienda può, invece, dipendere da molteplici fattori:
- Insufficiente visione dell’evoluzione del proprio mercato, pertanto ci si posiziona in ritardo rispetto ai competitor.
- Eccessiva visione dell’evoluzione del proprio mercato, arrivare quando i mercati non sono maturi equivale a non arrivare affatto. Si sostengono, in questo modo, degli investimenti in impianti e personale che non danno l’esito sperato in termini di fatturato procurato. Questo è stato il caso di molte internet company, a cavallo degli anni 2000.
- Scarsa organizzazione interna, mancanza del controllo sulla gestione o di cultura manageriale. In questo caso non si conoscono neppure le ragioni della crisi, così come non si conoscevano le ragioni per cui si rimaneva sul mercato in modo soddisfacente.
La crisi finanziaria invece, può pervenire da una gestione economica dove si contraggono perdite, o avere genesi diversa ma, in ogni caso, influenzare il risultato economico con gli oneri finanziari. Nei casi più gravi, la crisi finanziaria conduce anche ad una crisi economica. A titolo esemplificativo, indichiamo alcuni casi tipici di crisi finanziaria:
- Investimenti non finanziati da coerenti fonti di finanziamento di medio lungo periodo, ma utilizzando forme di finanziamento di breve periodo (scoperto di conto corrente, maggiori dilazioni sui pagamenti dei fornitori etc)
- Eccessivi investimenti, finanziati da fonti coerenti all’iniziativa, che non producono livelli di fatturato e relativa marginalità, in grado di ripagare la fonte di finanziamento prescelta.
In entrambe i casi, una parte della finanza derivante dall’attività caratteristica, sarà allocata al ripagamento degli investimenti, provocando squilibrio finanziario.
- Aumento del volume di affari e del credito, senza adeguato supporto economico in termini di capitale di rischio o forme di finanziamento strutturate nel medio lungo periodo.
- Aumento del periodo medio di incasso dei crediti o diminuzione del periodo medio di pagamento dei fornitori, dovuto a errori di strategie commerciali oppure causato dalla crisi generale del settore dove si opera.
Vi sono moltissimi trattati che, partendo da dati di bilancio, evidenziano attraverso l’analisi per indici o flussi, i livelli raggiunti della crisi aziendale. L’analisi dei dati di bilancio, per capire le ragioni della crisi, è necessaria al fine di osservarne la genesi ed indicare le possibili soluzioni. L’impresa, però, il proprio stato di crisi, lo vive già dalle sue prime manifestazioni: il mancato pagamento di una ricevuta bancaria o l’eccessivo periodo di mancata copertura delle somme accordate dalle banche. Anche la parte operativa o commerciale dell’azienda si rende conto che “qualcosa non va”: ritardo nell’arrivo dei materiali necessari alla produzione o alle vendite, modifica delle condizioni contrattuali di scontistica o della dilazione dei pagamenti, mancati rinnovi di contratti in scadenza con il personale. Insomma, “segnali”. Nessuno sa dove porterà la crisi, quanto questi segnali potranno espandersi o contrarsi. Però, che vi siano, è indubbio. E questo è il punto critico, in cui l’azienda con il suo management, deve farsi delle domande e capire dove possa portare l’inerzia nel non volere affrontare la crisi, con adeguati strumenti. Come ho già avuto occasione di scrivere (http://crisieaziende.wordpress.com/2011/07/06/il-monopoli-come-metafora/) la crisi si combatte quanto ancora non è diventata crisi, quando del suo arrivo, vi sono soltanto i “segnali deboli” .