Il Chief Restructuring Officer (CRO)
La crisi è un momento patologico ma a volte anche inevitabile della vita aziendale, che se affrontato in modo corretto e con i giusti alleati, paradossalmente può essere foriera di molte opportunità. I Chief Restructuring Officer (CRO) sono manager che hanno, propedeuticamente, maturato rilevanti esperienze di governo delle aziende e che hanno direttamente gestito anche i processi di risanamento. Nel loro percorso professionale, pertanto, hanno già vissuto i vari momenti in cui si compongono la manifestazione, l’evoluzione e la soluzione della crisi. Essi si pongono, concretamente, al fianco delle aziende per accompagnarle in un percorso finalizzato in primis alla loro salvaguardia e quindi al loro sviluppo.
La crisi è un momento, estremamente complesso, sia per l’azienda, intesa come realtà imprenditoriale, che per coloro che sono chiamati a governarla in questo delicato frangente: imprenditori e manager. Questa, infatti, inesorabilmente intacca il rapporto di fiducia tra l’impresa (e quindi l’imprenditore) e tutto il mondo che lo circonda, ossia, fornitori, banche, clienti, dipendenti, istituzioni pubbliche. Inoltre, molto spesso, la crisi dell’impresa si propaga e coinvolge anche le relazioni familiari dell’imprenditore, soprattutto in quei casi in cui alcuni membri della famiglia lavorano nell’azienda.
La crisi è, dunque, un momento patologico ma, molte volte anche inevitabile della vita aziendale, che induce ad un cambiamento forzato degli indirizzi gestionali. Se questa fase fosse affrontata in modo corretto e con i giusti alleati, paradossalmente può essere foriera di molte opportunità. Questo momento, pertanto deve essere vissuto come “l’occasione” per analizzare e riesaminare, con occhio critico e nel suo complesso sia il business gestito dell’azienda, che la sua organizzazione.
Uno dei primi passi che l’imprenditore, i suoi manager ed i suoi consulenti più fidati, avvocati, commercialisti, etc. devono compiere in tali frangenti è quello di farsi affiancare da un team di advisor specializzati nella crisi d’impresa. Infatti, senza un adeguato supporto, anche l’azienda più strutturata managerialmente, difficilmente riuscirebbe ad intravedere e comprendere quali sono le corrette azioni da intraprendere per affrontare e superare la crisi in cui è coinvolta. Gli scenari da gestire nella crisi sono troppo complessi e specifici per affidarne la gestione alla struttura manageriale interna che, invece, avrà il compito, anche piuttosto arduo in tali momenti, di occuparsi della gestione ordinaria.
La crisi ha, infatti, una velocità di propagazione che segue una progressione geometrica, ed è solo con il supporto di professionisti esperti, che abbiano le idee chiare sul percorso da compiere, che si può pensare di vincere la corsa contro un pericolosissimo nemico: IL TEMPO.
In tale prospettiva operano i cosiddetti «manager della crisi» o Chief Restructuring Officer (CRO). Si tratta di manager che hanno, propedeuticamente, maturato rilevanti esperienze di governo delle aziende e che ne hanno direttamente gestito i processi di risanamento. Nel loro percorso professionale, pertanto, hanno già vissuto i vari momenti in cui si compongono la manifestazione, l’evoluzione e la soluzione della crisi. Tali manager, devono avere certamente, ma non unicamente, delle competenze finanziarie. Queste dovranno infatti, essere combinate alla capacità di gestione operativa delle aziende, d’interrelazione con soggetti interni ed esterni all’azienda, alle competenze in ambito fallimentare e a grandi doti di visione strategica.
La figura del Chief Restructuring Officer, in Italia, non è codificata da previsioni normative o regolamentari e pertanto, gli obiettivi ed il perimetro di azione del suo intervento devono essere definiti preliminarmente e congiuntamente all’imprenditore, nell’autonomia decisionale delle parti. Egli potrebbe far parte o meno del consiglio d’amministrazione, così come potrebbe assumere o meno le vesti di un dirigente o di un consulente dell’azienda, ma, per evitare confusione, la cosa veramente importante è definire e condividere l’obiettivo scopo del suo lavoro e renderlo chiaro a tutti i soggetti, interni ed esterni all’azienda, coinvolti nel processo di risanamento.
Molto spesso, il CRO, fa parte di una struttura organizzata che, per massimizzare l’efficacia dell’intervento, può mettere a disposizione dell’azienda cliente altre figure professionali di sua fiducia, quali financial controller o esperti di marketing strategico, che collaboreranno nella redazione dei vari piani finanziari ed industriali e nella definizione del riposizionamento strategico dell’azienda.
Alcune volte, la nomina del CRO, è caldeggiata da soggetti esterni all’azienda quali istituti di credito o fornitori strategici «illuminati», che ritengono, la sua nomina, condizione essenziale per poter aiutare l’azienda nel suo percorso di risanamento. Quando ciò accade, ci si trova nella condizione in cui l’azienda ha tentato di resistere alla crisi, usando strumenti e conoscenze ordinarie di gestione, che si sono evidentemente dimostrate insufficienti, rendendo, tale situazione, evidente anche al mondo esterno. Pertanto, prima ci si rende conto dei segnali di difficoltà strutturale e della necessità di supporto del CRO nell’azienda, più facile, meno costoso e più veloce sarà la realizzazione del suo mandato di risanamento aziendale.
Le principali attività del CRO
L’azienda in cui viene chiamato ad operare il CRO, quasi sempre, soffre di un problema finanziario e dunque, le prime attività del CRO saranno quelle di controllo sui flussi di cassa sulla base degli incassi e delle scadenze imminenti. Dovrà, pertanto, redigere un cash flow previsionale per le prime 13 settimane, che garantisca la sopravvivenza dell’azienda. Quindi, sulla base delle risultanze dei flussi di cassa attesi, informerà tutti i creditori del suo incarico ed indicherà quali potranno essere i pagamenti che si dovranno attendere dall’azienda. Ottenuto un consenso, anche informale, da tali creditori con scadenze imminenti, il CRO potrà dedicarsi al processo operativo di turnaround vero e proprio.
Il secondo passo da compiere è quello d’individuare e analizzare le ragioni che hanno condotto la società alla crisi. Quindi, egli dovrà verificare se tali ragioni possono essere rimosse in conseguenza del suo intervento. Se la risposta è positiva, potrà iniziare la parte più interessante del proprio lavoro che è rappresentata dalla trasformazione dell’azienda. In tal senso le attività del CRO devono essere dirette a:
– produrre effetti internamente all’azienda;
– produrre effetti esternamente all’azienda;
– redigere il Piano industriale (o di ristrutturazione);
– verificare la necessità di usare le norme previste dalla legge fallimentare.
La figura del CRO, in Italia, non è codificata da previsioni normative o regolamentari e pertanto, gli obiettivi ed il perimetro di azione del suo intervento devono essere definiti preliminarmente e congiuntamente all’imprenditore, nell’autonomia decisionale delle parti.