Il ruolo che le istituzioni ed i professionisti possono svolgere a supporto del mondo produttivo ci porta a riflettere sul tema delle COMPETENZE

Uno dei romanzi italiani più importanti del XX° secolo è “IL NOME DELLA ROSA”.

Il romanzo è ambientato nel periodo medioevale, nell’anno del Signore 1327, all’interno di una Abbazia Benedettina ed affronta alcuni temi che mi sembra possano essere di interesse rispetto alle problematiche con le quali conviviamo ai giorni nostri.

Un frate francescano – GUGLIELMO DA BASKERVILLE, accompagnato dal suo novizio ADSO DA MELK – si trova ad indagare su alcune morti violente che interessarono alcuni frati facenti parte della comunità monastica.

Nel percorso che entrambi ebbero modo di affrontare per giungere alla verità, si imbatterono anche su alcuni temi che riguardavano la “trasmissione della conoscenza”.

Il romanzo di Umberto Eco, ai nostri fini, propone due temi sui quali vorrei concentrarmi:

  1. Il primo è il modo con il quale, in quei tempi, si acquisivano le conoscenze;
  2. ed il secondo riguarda la tipica censura che i detentori della conoscenza esercitavano sulle fonti culturali di cui disponevano in modo quasi esclusivo.

Entrambi gli aspetti consentivano a pochi fruitori, di accedere direttamente alle fonti e di possedere una conoscenza sugli argomenti che riguardavano la cultura in generale.

La possibilità di accedere a tali fonti però aveva anche delle implicazioni che riguardavano la vita reale, includendo in ciò anche le abilità utili a risolvere o a trattare diverse questioni professionali e che ci riportano a quelle che, con un linguaggio moderno, definiamo COMPETENZE.

In epoca moderna, invece, il tema della trasmissione delle conoscenze non è più un fenomeno interessato dalla CENSURA, né tantomeno è associato all’idea di un vaglio preventivo sulla attendibilità oppure sull’autorevolezza della fonte.

Tale circostanza ci consente di spiegare perché – come quando si guarda ad una “piramide rovesciata” – sono moltissimi i “detentori” della conoscenza e molti di meno quelli che possiedono LE COMPETENZE.

Per essere di ausilio allo sviluppo delle imprese è necessario che gli imprenditori, le istituzioni e i professionisti, adottino un CODICE DI COMUNICAZIONE ED UN LINGUAGGIO COMUNE.

E’ necessario, in tale contesto, che gli imprenditori riconoscano i professionisti come detentori di COMPETENZE SPECIALISTICHE al fine di avvalersene per sostenere lo sviluppo delle imprese.

I professionisti e le istituzioni devono, d’altra parte, assumere un atteggiamento di umiltà votato all’ascolto dell’impresa, al fine di promuovere attività che siano effettivamente percepite dal ceto imprenditoriale quali attività a valore aggiunto e non come frutto di semplici adempimenti burocratici dei quali nessuno vuole farsi carico.

Ma perché ciò accada è necessario, da una parte, che ci sia la capacità del professionista di incidere sulla scelta organizzativa e, dall’altra, è necessario che l’impresa sia pronta ad accogliere tale suggerimento, considerando che ciò potrebbe non essere considerato come un “semplice adempimento” imposto dalla Legge ma può essere il frutto di esperienze acquisite sul campo in grado di favorire lo sviluppo delle imprese.

Le recenti novità introdotte dall’articolo 2086 del Codice civile che interessa la “gestione dell’impresa” e le riforme avviate dal Codice della crisi di impresa, possono aiutarci a riflettere su alcuni aspetti che interessano la vita delle imprese e su quale sia stata la loro capacità di reazione di fronte a tali cambiamenti normativi.

Rispetto a tali recenti innovazioni normative, quante sono le imprese ed i professionisti che – in ottica puramente preventiva – hanno lavorato per adeguare gli assetti organizzativi delle loro imprese al fine anche di assicurarne la correlata continuità aziendale?

E’ certamente vero che l’istituzione di assetti aziendali «adeguati» NON può costituire, di per sé, una garanzia della prevenzione della crisi di impresa.

E’ pur vero, però, che un adeguato assetto organizzativo deve essere in grado di consentire agli amministratori di valutare con ricorrente periodicità i principali indicatori gestionali e finanziari relativi all’andamento aziendale.

Questo è un tema che coinvolge direttamente la responsabilità degli imprenditori, dei professionisti che assistono le imprese, e dei componenti degli organi di controllo.

Le implicazioni prodotte dal nuovo articolo 2086 del Codice civile, ci sollecitano un ulteriore curiosità:

quante sono le imprese che, oggi, si sono attivate per favorire il passaggio da una “gestione” “day by day” ad una fase più organizzata utile a costruire un progetto strategico più evoluto, introducendo specifici sistemi di controllo interno e di programmazione?

L’efficace introduzione di tali strumenti nella vita delle imprese presuppone l’impiego di:

  • competenze specialistiche;
  • un sistema di valori condiso;
  • l’utilizzo di un “codice” di comunicazione comune.

Tali elementi devono essere patrimonio comune dei professionisti, delle imprese e delle istituzioni.

Tutto ciò, quindi, ci porta ad enfatizzare non solamente un tema di carattere economico o finanziario ma, soprattutto, un tema di carattere culturale in grado di indurre sviluppo.

 

Michelangelo Cali
Associated Partner MOD – Management On Demand Srl
Palermo, 21 Novembre 2022
In ricordo del dottor Cesare Vincenti, magistrato del Tribunale di Palermo