Il Monopoli come metafora


 Tutti noi, nel gioco più famoso del mondo, abbiamo desiderato di avere “Parco della Vittoria” e “Viale dei Giardini, le ricordate ? Le carte  viola, le  più costose! Poi il progetto si sarebbe evoluto con la costruzione dei relativi alberghi e case. Investendo cospicue somme nella “nostra proprietà” siamo convinti  di moltiplicare i nostri guadagni a discapito degli altri concorrenti.  L’idea è interessante, all’avverarsi della condizione che qualcuno, suo malgrado, venga a trovarci, gli investimenti saranno presto ammortizzati e la vittoria della partita diventa quasi, una logica conseguenza.

Quasi tutte le crisi aziendali hanno questo prologo.

L’obiettivo è il sempre auspicabile incremento del fatturato, per tale ragione è necessario, quasi sempre, realizzare degli investimenti. Incremento degli  impianti, della distribuzione, del personale si riverberano in un incremento stabile dei costi di funzionamento dell’azienda. Vi ricordate la scolastica, eppure sempre efficace e chiara, curva dei costi fissi e variabili ? All’incremento dei volumi dei ricavi oltre una determinata soglia è necessario ristrutturarsi con un volume più alto di costi fissi. La sommatoria dei costi totali ed  il punto di pareggio si spostano, quindi più in alto. Ma tutto questo è necessario per rispondere ad una opportunità di mercato, alla giusta espansione che la nostra azienda merita.

Chiaramente più sono alti i costi fissi e più la struttura economica, patrimoniale e finanziaria della società diventa rigida. Non può permettersi diminuzioni di fatturato, al di sotto di una certa soglia, senza realizzare perdite. Ci troviamo nel caso in cui gli altri giocatori non si fermano sulle nostre bellissime e costosissime proprietà, ma anzi nella nostra partita, incappiamo nella famigerata carta “imprevisti” o siamo costretti a sostare in proprietà altrui, con un necessario esborso di denaro.

Questo è il momento della verità, di chi ha saputo giocare bene. Facendo investimenti ma tenendo una parte delle proprie riserve aziendali pronte a fronteggiare l’ipotesi in cui le immobilizzazioni non vadano subito a regime, in cui l’azienda deve ancora protendersi nei nuovi mercati ricercati.

E’ questo il momento in cui l’azienda a bisogno di tempo. Tempo per capire se il mercato ricercato esiste ed è effettivamente possibile penetrarlo, per rivedere i costi,  per porre dei correttivi nell’organizzazione, per richiedere agli istituti di credito, che hanno finanziato gli investimenti fatti, una revisione delle date di restituzione delle somme prestate, insomma per attuare nuove strategie.

E’ questo il momento di difendere l’azienda dalla crisi. Prima ancora che si realizzi.